Il 1975 è un anno denso di avvenimenti politici. Il Governo a
guida DC e sostenuto dai socialisti non usa mezzi termini per tacere e
reprimere gli episodi di rivolta da parte dei gruppi giovanili della
sinistra extraparlamentare. è infatti, proprio il 1975, l’anno della Legge Reale, che estenderà ulteriormente la possibilità di utilizzo di armi da fuoco da parte degli apparati di polizia.
A Milano, il 16 aprile, al ritorno di una manifestazione per la
lotta alla casa, viene ucciso con un colpo alla nuca Claudio Varalli,
studente diciassettenne e militante del Movimento Studentesco in un
agguato teso da un gruppo di fascisti.
La sera stessa un nutrito presidio si raduna nel luogo dell’omicidio, piazza Cavour, dove aveva sede anche la redazione de Il Giornale
il quotidiano di destra allora diretto da Indro Montanelli. Alla
notizia che il numero in uscita avrebbe riportato una versione dei fatti
che accreditava la versione dei fatti sostenuta dai fascisti, ovvero
quella di un’aggressione di un gruppo di sinistra finita male, un gruppo
di manifestanti prende d’assalto la sede.
Il giorno dopo in piazza Cinque Giornate una fiumana di bandiere si
raccoglie con l’obiettivo di marciare verso via Mancini, dove si trovava
la sede dell’MSI. Quando di sorpresa una colonna di camion dei
carabinieri sbuca a velocità forsennata dalla nube di fumo dei
lacrimogeni, spezzando di fatto il corteo e salendo sui marciapiedi con
la chiara intenzione di investire qualcuno. E quel qualcuno ha il nome
di Giannino Zibecchi, membro del coordinamento dei coordinati
antifascisti e studente della Statale, il cui corpo è orribilmente
schiacciato dalla furia dei camion.
Il duplice omicidio scatena un’ondata di sdegno unanime in tutta
Italia, ma non ferma il sangue. L’indomani, il 17 aprile, troveranno la
morte Rodolfo Boschi, militante del PCI, assassinato in piazza a Firenze
dagli agenti di polizia e Tonino Micciché, militante di Lotta Continua
ucciso da una guardia giurata simpatizzante dell’MSI.